Diventa chi sei
Se sei su questa pagina, è probabile che anche tu condivida la Verità dell’anima, il fatto che siamo esseri spirituali vestiti di questo corpo, qui per fare esperienza e per imparare. Purtroppo non nasciamo con il libretto delle istruzioni: per me arrivare a comprendere è stato un viaggio di scoperta durato molti anni. Parte del Cammino è stato proprio il trovare, di briciola in briciola, come una caccia al tesoro, questo fantomatico libretto che illustrasse il senso della vita. Ora lo conosco: diventare chi già siamo, come una ghianda che ha in sé già la quercia, che però deve nascere e crescere e manifestarsi nel mondo. Per diventare chi siamo abbiamo bisogno di imparare a vivere la vita come se fosse un’opera d’arte, un viaggio, una storia d’amore. Spetta a noi scoprire cosa ci dà gioia, come mettere a disposizione della creazione i nostri talenti, come diventare i protagonisti del Viaggio dell’Eroe.
Fare anima, diventare sé stessi: ecco il significato della vita.
Il Codice dell’Anima, di James Hillman, è il libro che più mi ha aiutata a trovare il mio manuale di istruzioni. È stato una guida importante lungo il cammino di autorealizzazione per dare un senso alla mia vita. Senso inteso anche – ma non solo – come direzione.
Hillman riprende il mito platonico per cui accanto ad ognuno di noi vive un daimon, che conosciamo anche come angelo custode, che ha il compito di guidarci a realizzare il nostro potenziale per una vita appagante e ricca di successi.
Ecco una citazione dal testo che riassume questa teoria, rivoluzionaria in quanto contestualizza tutti i traumi subiti: non sono più degli accidenti del passato ma diventano intuizioni sul futuro. Traumi e sfighe varie come mattoncini della personalità e dell’autorealizzazione.
Cosa dice Hillman
“Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù, un daimon, che è unico e tipico nostro. Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo tutto questo e crediamo di esserci venuti vuoti. È il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui dunque il portatore del nostro destino.
Secondo Plotino (205-270 d.C.), il maggiore dei filosofi neoplatonici, noi ci siamo scelti il corpo, genitori, il luogo e la situazione di vita adatti all’ anima e corrispondenti, come racconta il mito, alla sua necessità. Come a dire che la mia situazione di vita, compresi il mio corpo e i miei genitori che magari adesso vorrei ripudiare, è stata scelta direttamente dalla mia anima, e se ora la scelta mi sembra incomprensibile, è perché ho dimenticato. E Platone racconta quel mito affinché non dimentichiamo; infatti, come spiega nelle ultimissime righe, salvando il mito potremo salvare noi stessi e prosperare. Il mito, insomma, svolge una funzione psicologica di redenzione, e una psicologia derivata dal mito può ispirare una vita fondata su di esso.
Il mito porta anche a mosse pratiche.
La più pratica consiste nel vedere la nostra biografia avendo presenti le idee implicite nel mito, e cioè le idee di vocazione, di anima, di daimon, di destino, di necessità. Poi, suggerisce il mito, dobbiamo prestare particolare attenzione all’infanzia, per cogliere i primi segni del daimon all’opera, per afferrare le sue intenzioni, non bloccargli la strada. Le altre conseguenze pratiche vengono da sé: a) riconoscere la vocazione come un dato fondamentale dell’esistenza umana, b) allineare la nostra vita su di essa; trovare il buon senso di capire che gli accidenti della vita, compresi il mal di cuore e i contraccolpi naturali che la carne porta con sé, fanno parte del disegno dell’immagine, sono necessari a esso e contribuiscono a realizzarlo”.
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